Lavoro remoto: tra rivoluzione e libertà
Introduzione
Le modalità lavorative stanno incontrando cambiamenti sempre più importanti con gli sviluppi tecnologici e sociali degli ultimi 50 anni. Si è lasciata da parte la sicurezza della carta stampata; con il tempo si è stati sempre più rimpiazzati da macchine, ed ora molti si trovano di fronte al difficile superamento dell’idea del posto fisso. Tra questi molteplici e notevoli cambiamenti si sta facendo strada in modo sempre più rumoroso quello dell’abbandono dell’ufficio come sede unica e insostituibile del lavoro. Siamo pronti ad un ulteriore scossone della “normalità professionale” in tutto il mondo.
Storia dello Smart Working
I primi segni del lavoro da remoto si presentano nel 1973 in america, durante la prima grande crisi petrolifera. La necessità di risparmiare sugli spostamenti con mezzi alimentati a petrolio iniziò a far nascere l’idea di poter trovare delle alternative. Jack Nilles, uno scienziato del tempo, coniò in quel contesto la parola teleworking.
È a Londra nel 2014 che inizia a spargersi una nuova accezione per identificare il telelavoro. Lo Smart Working aggiunge una nota di libertà e flessibilità sia sotto forma di orario che di luogo, e si inizia a parlare inoltre di lavoro per obiettivi e non per orari specifici: non importa quanto si lavori, l’importante è portare a termine il proprio incarico.
In Italia il telelavoro viene legiferato nel 2004 solamente per i lavoratori pubblici, quando era ormai diventato impossibile ignorare le nuove possibilità tecnologiche. Nel 2017 si inizia a non far più alcuna distinzione, provando a seguire la scia inglese per inserire e regolamentare lo Smart Working per moltissimi lavoratori, una modalità “senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro” (legge n. 81/2017).
Il nomadismo digitale
In seguito alla diffusione del concetto di Smart Working si ampliano le possibilità e con esse la creatività delle persone. Lavorare senza vincoli di luogo e orario, significa lavorare da qualsiasi posto, e qualcuno ha interpretato questo concetto letteralmente. Si iniziano a vedere lavoratori che scelgono la Thailandia, il Messico, le Canarie, come loro ufficio. È così che inizia a definirsi la figura del Nomade Digitale: colui che è pienamente libero dall’idea del posto fisso, dell’ufficio fisso, degli orari fissi e quindi dalla più classica concezione di lavoro, decidendo per scelta di viaggiare con una certa frequenza e portare il proprio ufficio con sé in qualsiasi luogo del mondo.
Spesso il nomade digitale sceglie una meta in cui vivere per qualche mese, anche col fine di ammortizzare le spese del viaggiare, per poi spostarsi verso un’altra destinazione da sogno. A sostegno di questo sono nate in tutto il mondo strutture di coworking o internet cafè, che accolgono i lavoratori offrendo loro una buona connessione e spesso un’atmosfera rilassante. Bali, come altri noti luoghi dell’Asia, è una delle mete preferite dai Nomadi Digitali per via del suo clima sempre caldo, gli sport a contatto con la natura, il costo medio-basso della vita e l’affascinante cultura.
Il nomadismo digitale è realizzabile attraverso più modalità. Molti nomadi sono freelancer; programmatori, esperti del web, scrittori, content creator o blogger che fanno delle proprie esperienze la fonte del loro guadagno. Altri preferiscono un lavoro remoto da dipendente, offerto dalle ormai moltissime aziende che assumono garantendo dei contratti veri e propri; nulla di diverso rispetto alla classica posizione ricoperta presso un ufficio, se non proprio la possibilità di poter essere privi dalle restrizioni del luogo. Questo consentirà di viaggiare e spostarsi ovunque lo si voglia, con l’unica condizione di avere sempre con sé il proprio laptop per l’accesso ad internet e agli strumenti di lavoro.
La libertà
Abbandonare la limitazione dell’ufficio fisico è per molti un vero sinonimo di libertà. Lavorare dalla propria abitazione o da qualsiasi luogo si voglia ribalta le prospettive del lavoro, migliorando i rapporti di fiducia tra datore di lavoro e impiegato o freelancer, contribuendo ad alimentare la passione per quello che si fa e aumentando la quantità effettiva di tempo libero. Ovviamente nascono moltissimi quesiti dalle possibili conseguenze di questo stile di vita. In generale possiamo dire che questo sia per certi versi un passo avanti nell’evoluzione della società moderna, si spera sempre più orientata al riconoscimento del valore dell’individuo.
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